sabato 6 aprile 2013

GENTILONI NUOVO SINDACO DI ROMA?

cari tutti,
ciao.
domani il PD ha organizzato le primarie per scegliere il candidato sindaco.
E' l'unico partito (a parte 5stelle che lo hanno fatto on-line) che ha deciso di adottare questo strumento per i candidati.....e me ne dispiace perchè secondo me dovrebbe essere obbligatorio per legge!!!

IO APPOGGIO GENTILONI lo so che è un politico "vecchio" ma conosco più d'uno dei suoi e sono tutte persone "fattive" e che cercano di cambiare da dentro il PD.
.....gli altri per me sono peggio (Sassoli, Marino, Marrone).
In ogni caso poi si voterà.......e la scelta la faremo lì!!


N.B. Chi può votare e come si vota alle primarie.
Si vota dalle ore 8:00 alle ore 20:00 di domenica 7 aprile nei seggi (sedi o gazebo) indicati nell’allegato documento di facile consultazione: basta verificare per Municipio il numero di tessera elettorale e si individua il seggio.
Possono votare alle primarie tutti i cittadini italiani residenti nel territorio comunale (compresi tutti coloro che sono in possesso di permesso di soggiorno) versando una quota di 2 euro. Non occorre la pre-registrazione online.
Possono votare alle primarie tutte le persone che alla data delle primarie abbiano compiuto 16 anni. Bisognerà presentarsi al seggio con la tessera elettorale e con un documento di identità valido.
Sulle due schede i nomi dei candidati a Sindaco e dei candidati a Presidente di Municipio sono già scritti. Pertanto occorre solo fare una croce sul nome prescelto.

Tutte le informazioni su www.romabenecomune.it 

martedì 19 marzo 2013

OSCAR GIANNINO risponde a ZINGALES e commenta l'attuale STATO

Ho ricevuto questa lettera da parte del Coordinamento FARE Lazio, purtroppo non sono riuscito a trovare la fonte (il pc mi s'è impallato) e me ne scuso; tuttavia lo pubblico perchè rappresenta certamente domande condivisibili e amare riflessioni cui ognuno di noi deve dare una risposta....ma quale?

OSCAR GIANNINO risponde a Zingales

Ho letto la nuova esternazione di un fondatore di Fare sulle note vicende intervenute, le mie bugie, e la natura stessa del movimento che abbiamo messo in piedi. Questa volta, non sto zitto. Non ho alcuna intenzione di esprimere opinioni offensive, ma di invitare tutti a usare toni commisurati alla realtà. Preferisco esprimermi per brevi punti, senza annoiare:

- quanto ai fatti, ripeto che personalmente ho dichiarato all'Ansa per primo di non avere titoli accademici, mentre le esternazioni pubbliche di fondatori sono venute dopo. Idem dicasi per la mia decisione di dimissioni.
porsi il problema di come gestire la cosa a cinque giorni dal voto per tentare di contenere il gravissimo danno era un elementare dovere politico, mio per primo e collettivo di Fare poi
- far discendere da questo che Fare sia stato e sia un movimento politico come e peggio di quelli di Berlusconi e Grillo, cioè basati su potere e fideismo personale nel primo caso, e su leaderismo indiscusso nel secondo caso, è assolutamente privo di fondamento. In Fare non c'è potere da gestire, in mesi di campagna elettorale ho detto in pubblico che i fondatori erano migliori di me. Ancora su Panorama due settimane fa, l'unica volta che sono pubblicamente tornato sull'argomento, ho ripetuto che Zingales è una persona di assoluto valore. Allo stesso modo, io ho compiuto errori gravi, ma non rispondo in Tribunale di malversazioni pubbliche o private né di omicidio, come i Berlusconi e Grillo citati
- cosa ulteriormente diversa è affermare sulla base del numero di “I like” su Internet che questa o quella posizione personale sarebbero la vera espressione della base del movimento, perché con questo criterio viene meno ogni fondamento democratico della rappresentanza: vale in un movimento politico, a cominciare dal proprio, come nelle istituzioni
- il punto è che che cosa fare vorrà fare ora, e per il futuro. C'è la base per tenere congressi al più presto. Mi auguro che superino il limite della fase iniziale, nella quale per forza di cose si doveva applicare il principio della nomina dall'alto. Come l'equivoco di fondatori che, senza impegnarsi direttamente in Italia, hanno ritenuto comunque di essere depositari non degli indirizzi programmatici, ma di un giudizio di ultima istanza su ogni passaggio politico
- attenti tutti a un doppio mix fatto di moralismo apolitico e di mitizzazione della rete: il giacobinismo nasce nella storia su questo terreno, il personalismo – non uso deliberatamente la parole “liberalismo”, poiché veniamo da culture diverse – si fonda sul presupposto che c'è differenza eccome tra violazioni personali che non violano leggi e regolamenti, mentre la pura democrazia diretta – oggi attraverso la rete – diventa facilmente strumento nelle mani di leader, se non la si contempera con la democrazia rappresentativa
- infine, resta la mia profonda curiosità di capire come la pensino gli aderenti di Fare sulla politica da condurre: abbiamo impedito al Pdl il premio di maggioranza alla Camera, e su questo non ho visto una parola; Renzi è un speranza per il futuro, ma starei molto attento a puntare su una mera prospettiva di scelta interna del Pd che in campagna elettorale si è rivelato come prima e peggio di prima; Monti è in via di defilamento istituzionale, in Italia o in Europa, e c'è il problema del rapporto con la sua area elettorale; ma innanzitutto c'è un problema di fondo, perché senza una diversa legge elettorale il limite della testimonianza isolata è fortissimo, mentre l'indicazione di un diverso modello elettoral-istituzionale può dare a Fare prospettive diverse; i molti punti di contatto con le tesi M5S in materia di costi della politica e democrazia partecipata non possono evitare l'impossibilità di condividere i fondamenti della loro politica economica, europea e di finanza pubblica.

Tutto questo mentre il Paese è in ginocchio, gli aggravi fiscali automatici che entreranno in vigore quest'anno preserveranno l'avanzo primario ma incrudiranno la recessione, strage d'impresa e disoccupazione.

Buon dibattito congressuale a tutti, dal vostro ultimo modesto aderente.

venerdì 8 marzo 2013

GIANNINO post elezioni....e post mortem


http://news.panorama.it/politica/elezioni-2013/Oscar-Giannino-master-laurea?utm_source=twitter&utm_medium=social&utm_campaign=tweet

di Andrea Marcenaro

Fare per fermare il declino: 0,9 per cento al Senato, 1,1 alla Camera dei deputati. Ormai è andata. Male.
Oscar Giannino, prego, si allunghi sul divano e stenda bene le gambe, ecco, così, possiamo cominciare.
Il vero problema non è coricarsi, è alzarsi.
Altro che salvare l’Italia dal declino, si tratta di salvare Giannino. E non è detto che l’operazione non si riveli più complicata.
Il problema non è salvare me stesso.
Abbiamo visto due film diversi?
No, sempre quello.
E dunque?
Stabilito che è totalmente compromessa la mia credibilità pubblica, vorrei sapere cos’ho fatto della mia vita.
Sembra che ne abbia sfregiato una parte.
Al di là dello spaventoso gioco che penzola sulla mia testa, i titoli accademici non mi hanno mai interessato e non sono mai stato attratto dalla vita accademica.
Non sembrerebbe questo il problema.
Invece lo è.
In che senso?
Sono diventato uno che non vale niente, che ha sempre millantato. La verità è che sono stati gli altri a riconoscermi capacità e competenze. Sono piombato in un incubo dove d’improvviso devo riabilitare quello che ho fatto, detto e scritto.
Scusi, Giannino, lei non deve riabilitare quello che ha fatto o scritto, ma se stesso per gli abiti fasulli con cui ha avuto la leggerezza di rivestirsi. Si chiamano bugie.
Me ne rendo conto benissimo. Però la domanda è un’altra: posso o non posso, una volta sottolineate le mie bugie su lauree e master, continuare a esercitare la professione che faccio da una vita?
Sarà ovviamente più difficile.
Se quello che scrivo non varrà mai più e non interesserà più, il problema è risolto: sono un uomo morto.
Morto?
Cosa dovrei fare a 52 anni, dopo 32 di lavoro nello stesso ambito?
Si può cambiare vita. Trovi il modo di mettere a frutto l’errore.
Questo è il bello: non ho fatto quell’errore per metterlo a frutto. È difficile spiegare. Per provarci bisognerebbe andare a ciò che ha scritto Stefano Folli, quando ha detto che ci vorrebbe uno psicologo.
Ci avviciniamo alla questione.
Si riferiva alla vicenda dello Zecchino d’oro. Con quella cosa ci ho scherzato una vita, ma ho cantato davvero Belinda innamorata alle selezioni.
Il Mago Zurlì nega.
Sembra una questione cruciale. Zurlì neghi quello che vuole.
Torniamo allo psicologo.
Folli mi vuole bene. Mise quell’inciso dopo aver detto che le idee di Giannino vanno comunque salvate perché restano giuste.
L’inciso era rivelatore. 
Non riesco a concepire di avere bisogno di uno psicologo. Ho sempre combinato i miei pasticci giocandoci sopra. Mai speculandoci.
Mentre, buon peso, si esponeva anche in politica. Forse ce ne vogliono due, di psicologi.
Non pensavo di candidarmi. Credevo che lo avrebbero fatto i miei compagni d’avventura. Quando mi sono reso conto che la candidatura diventava obbligatoria, li avvisai: guardate che mi gioco tutto. Sapevo di quelle piccole bugie. E ai miei occhi era evidente che sarebbero diventate un enorme macigno. Cosa avrei dovuto fare? Dire la verità nel giorno della candidatura?
Lei che pensa?
Può darsi. Non me la sono sentita. Non l’ho fatto.
Lo psicologo non si appassionerebbe tanto a quel suo tentennamento, piuttosto al motivo da cui il problema era nato, trascinandosi per anni.
Capisco.
Insomma, Giannino, così dada e tanto spregiudicato, così indifferente all’idea di dare scandalo, non poteva vivere senza indossare l’abito sobrio del plurilaureato con master relativo.
Ho una tendenza insopprimibile a recitare in pubblico la parte del Julien Sorel.
Del cacciatore di dote che cambia vestito a seconda delle opportunità sociali, delle idee che conviene sposare lì per lì.
Solo che io non sono in quel modo, sono il contrario del cacciatore di dote. Non cambio idea per convenienza. I miei titoli accademici mi sono stati appiccicati da altri, convegno dopo convegno, articolo dopo articolo. Ho lasciato fare e me ne sono compiaciuto, questo sì. Anche nel racconto pubblico. Ma senza mai usarli.
Usati o no, lei non è convincente. Vogliamo azzardare un complesso d’inferiorità nei confronti del mondo che frequentava?
Gli anni in cui me ne andai di casa furono difficilissimi. Avevo 18 anni. Lavoravo nel Partito repubblicano, un ambiente di teste eccellenti. E avvertivo in maniera drammatica l’impossibilità che anche la mia testa venisse misurata. Studiavo la notte senza andare all’università. Avevo il bisogno di essere riconosciuto e non possedevo titoli accademici.
Ricorda il giorno in cui decise di iniziare la recita?
È avvenuto nel tempo, nei convegni che si susseguivano, nell’istante topico e ripetitivo in cui bisognava presentare alla platea quel tal Giannino. Un po’ immaginavano gli organizzatori, un altro po’ caricavo io. Poi mi ci sono adagiato sopra. L’errore è stato dirmi: adesso ce l’ho fatta. Senza quel titolo ero sicuro che sarei stato ascoltato in maniera distratta.
Si chiama complesso d’inferiorità?
Ero vittima di un complesso d’inferiorità intellettuale. Loro erano titolati. Non ne condividevo magari le idee, ma era fuori discussione che gli altri avessero titolo per esprimerle e io nessuno. Aggiungo una precisazione…
Prego.
È ancora così.
Cioè?
Nel mondo dei giornalisti economici, nel milieu che io frequentavo, tutti sono titolati o accademici, chi non lo è viene ascoltato con qualche sufficienza.
Conseguenze formali e sostanziali di quella stessa laurea il cui valore legale si vorrebbe abolire?
Esattamente.
Approfitti del guaio che le è capitato, cambi subito lavoro.
Il mio mi piace e non so fare altro.
Non è vero. Scriva la storia della sua vita, lauree e tutto, Zurlì e zecchini, per una pièce teatrale magari, chiami Renzo Arbore, la butti in vacca. Abbandoni quei numerini e quella noia mortale del fiscal compact, l’Irap, l’Irpef.
Sono affezionato all’idea che le cose messe in cantiere con Fermare il declino possano andare avanti, superando l’enorme danno portato da me.
Niente Giannino, niente leader, niente Fermare il declino.
Le persone che ne fanno parte sono bravissime, resisterà e crescerà.
Chiamo un altro psicologo?
Non è una setta che dipende da un guru.
Rimarrà a Radio 24?
Ho un contratto che scade a maggio, vedremo. E vedremo, alzando le asticelle, o arretrandole, se qualcuno vorrà avvalersi di quel che so fare. O se tutto verrà cancellato da quelle maledette lauree inesistenti.
Le sono venute meno solidarietà umane importanti?
Diciamo in questo modo: sono catafratto. Ma sa, chi ha vissuto tra il ’93 e il ’94 in un partito della Prima repubblica ne è uscito notevolmente ispessito. Non mi aspettavo niente di diverso per me.
Mi rivela il nome del suo sarto?
Vuole rovinare anche lui?
Veste più sobriamente, o sbaglio?
Sbaglia.
Quasi quasi oggi sembra Mario Monti.
Vado a cambiarmi.
Eccentrico comunque?
Si tranquillizzi.
So che il senatore Bruno Visentini, prestigiosa figura del suo Pri da giovane, le ripeteva spesso: hai sbagliato ad anteporre la politica agli studi. Adesso gli dà ragione?
Forse l’aveva, ma non rimpiango niente.
Il professor Luigi Zingales l’aveva avvisata che avrebbe denunciato la sua bugia?
No.
Lui dice di sì.
Non mi ha avvisato e non mi ha parlato.
Se è vero, una piccola vendetta lei se l’è già presa: il professore dovrà restare a Chicago?
Zingales è un uomo di grande valore.

giovedì 28 febbraio 2013

ed ora......che FARE?

Ciao a tutti.
FARE ha perso....ed ha perso malamente tanto più perchè aveva i numeri per essere ora in Parlamento e dire la sua.

Come dico sempre ai miei (figli e collaboratori)...le bugie non pagano! ...e noi ne siamo stati vittime!

tuttavia alcune note positive ve le voglio evidenziare:

  1. 1,2% (o giù di lì) sono molto probabilmente voti levati al PDL (oddio un pò anche al PD ma ben pochi secondo me), perciò è stato un piccolo tassellino della NON vittoria della dx prima responsabile dello sfascio economico e culturale del Paese.
  2. I voti per FARE nella 2a circoscrizione di Roma alla Camera sono stati il 2,56% cioè più del doppio del risultato nazionale, quasi il triplo del risultato romano (0,98%). GRAZIE!!
  3. Dalle elaborazioni (discutibili) fatte dalla differenza tra Camera e Senato, ben il 11,49% degli elettori giovani (18-24 anni) hanno scelto FARE. Anche depurando questo dato del 50% per il voto disgiunto di chi al senato ha voluto dare la maggioranza ad un "partitone", risulta comunque che in 2a circoscrizione il 6% dei giovani hanno votato FARE.


Io credo proprio che questo dipenda dallo sforzo che i nostri figli (e per me Elena e Federico ma anche Michele che ci ha sopportato nelle infinite discussioni e confronti....) hanno compiuto nel cercar di capire e di scegliere, anche coinvolgendo i propri amici. GRAZIE!!

Per me questo in particolare è motivo di orgoglio e spero che siamo - tutti quanti - riusciti a mettere un "semino" o almeno un "tarlo" di attenzione alla politica nei nostri figli che dovranno scegliere consapevolmente il loro futuro.

GRAZIE MILLE A VOI TUTTI PER L'AFFETTO ED IL SOSTEGNO CHE MI AVETE DATO.

e adesso....??? .....Comunali aspettaci....ma.....in che forma? .....con quale programma?...con chi?
Vi farò sapere.....il Comitato Panama è agguerritissimo...fatemi sapere se volete venirci.
ciao ciao

sabato 23 febbraio 2013

FARE Boldrin

Video di BOLDRIN su FARE e Giannino
se avete un pò di pazienza di ascoltare...questo resta lo spirito di FARE (fa pure rima eh eh eh eh ...)

http://www.facebook.com/photo.php?v=133034270203506&set=vb.100004908004303&type=2&theater

FARE ancora...

DA SILVIA ENRICO PRESIDENTE DI FARE

http://www.facebook.com/fermareildeclinolazio/posts/457799840940578


Immoderati d’Italia, 

oggi è un buon giorno! Abbiamo dimostrato coerenza nelle parole e nei fatti: siamo un’altra storia, e ancora prima di entrare in parlamento l’abbiamo dimostrato. 

Adesso siamo allo scatto finale: in questi mesi abbiamo dato vita a una rivoluzione meravigliosa. Tutti dicevano che era impossibile ritornare ad affrontare i problemi veri degli uomini e delle donne del nostro Paese. Uomini e donne che per tanti anni si sono allontanati dalla politica. Per tanti anni anche io l’ho trovata vuota, incomprensibile: sembrava un mondo di gente che si parlava addosso, senza preoccuparsi minimamente di quello che serviva veramente fare. Un’intera classe dirigente ci ha traditi, per incompetenza o malafede.

Quando ho letto il manifesto di Fare per Fermare il declino, per la prima volta, ho capito che c’erano risposte concrete, economicamente solide, responsabili. Per la prima volta ho capito che potevo appassionarmi ad un progetto politico.
Se state leggendo queste righe, probabilmente questo è successo anche a voi.

Ci hanno chiamati pazzi, elitari, incoscienti: eppure in questi mesi uno sparuto gruppo di visionari si è trasformato in un esercito di persone eccezionali, disposte a sacrificare tempo, energie, vita personale per una rivoluzione che ci dicevano impossibile.

Eppure siamo qui, oltre settantamila attivisti e centinaia di migliaia di persone che ci stanno sostenendo in tutta Italia.
Persone meravigliose che ho conosciuto, in queste settimane, nei gazebi e nelle piazze a raccogliere il doppio delle firme che, ci dicevano, non avremmo mai raccolto. Negli incontri pubblici, nei comitati della mia Liguria, ed in quella meravigliosa esperienza collettiva dell’AntiMeeting.
Ci avevano detto che era una rivoluzione impossibile: noi l’abbiamo fatta. Dobbiamo portarla a compimento, con il voto e, forse soprattutto, dopo il voto.

Vorrei ringraziarvi tutti, uno per uno, ma il mio ringraziamento non è importante: vi chiedo invece di continuare a lottare.
Insieme possiamo essere eroi. Possiamo cambiarlo, questo Paese bellissimo e maltrattato. Possiamo dare maggiori opportunità a chi è rimasto ai margini, possiamo costruire un futuro migliore per i nostri figli.
Il 24 ed il 25 febbraio, scegli di Fare la rivoluzione. Vota Fare per Fermare il declino.
E sarà solo l’inizio, per un Paese che può e deve ancora credere nel suo futuro.

Silvia Enrico